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Con la nuova Legge di Bilancio entrata in vigore lo scorso primo gennaio, si concretizza l’aumento delle pensioni minime, al fine di contrastare l’inflazione registrata e quella attesa per il 2023 e il 2024. Si tratta infatti di un aumento del tutto eccezionale che avrà validità soltanto per due anni, salvo proroghe. Ma chi ha diritto alla pensione minima? E quali sono i requisiti per ottenerla? Cerchiamo di capirne di più in questo articolo.
Indice

I requisiti per la pensione minima

Introdotta con la legge n. 638 dell’11 novembre 1983, la pensione minima riguarda tutti i trattamenti previdenziali, anche le pensioni anticipate, le reversibilità e le pensioni ai superstiti, nel caso in cui gli importi erogati non raggiungono i valori minimi previsti dalla legge. Sono escluse invece le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo (con l’eccezione di Opzione donna).

 

Con il comma 310 dell’articolo 1 della legge n. 197 del 29 dicembre 2022 si formalizza quanto promesso dal nuovo Governo circa l’aumento delle pensioni minime. In via del tutto eccezionale e transitoria (salvo proroghe), gli importi pensionistici e assistenziali che non superano il minimo ricevono un aumento dell’1,5% per tutto il 2023 (per le persone di età pari o superiore ai 75 anni l’aumento è del 6,4%) e del 2,7% per il 2024.

A chi spetta la pensione minima

Parliamo dunque di un’integrazione riservata a tutte le persone che ricevono degli importi pensionistici mensili inferiori rispetto ai limiti fissati per legge, a prescindere dall’anzianità contributiva.

 

L’integrazione che viene concessa per raggiungere il minimo stabilito dalla legge varia a seconda del reddito personale o coniugale del pensionato. Se il reddito personale supera il doppio del trattamento minimo annuo o se quello coniugale è quattro volte maggiore al limite minimo annuo non verrà aggiunta alcuna integrazione.

 

Per determinare il valore della pensione minima bisogna sottrarre al limite annuo fissato dalla legge il reddito personale o coniugale del pensionato, dividere il risultato per 13 mensilità e sommarlo alla pensione già percepita.

 

Per determinare il valore del reddito personale o coniugale del pensionato, vanno presi in considerazione tutti i redditi utili ai fini IRPEF, tranne:

  • I redditi dell’abitazione in cui si vive.
  • Le pensioni integrabili al minimo.
  • Arretrati soggetti a tassazione separata come TFR e arretrati da lavoro riferiti ad anni precedenti.
  • I redditi esenti da IRPEF (pensioni di guerra, rendite INAIL e pensioni di invalidità civile).

 

Chi non ha mai versato contributi e non può ricevere la pensione (neanche quella minima) può richiedere l’assegno sociale, una prestazione dedicata ai cittadini italiani e stranieri di età pari o superiore a 67 anni.

 

Pensione minima per le casalinghe

Anche le casalinghe possono versare dei contributi per ricevere la propria pensione. Esiste infatti il Fondo Casalinghe e Casalinghi, istituito nel 1997 e rivolto alle persone che svolgono dei lavori domestici non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari. Per richiedere la pensione è necessario avere almeno 57 anni di età e 5 anni di contributi. Per la domanda di iscrizione (che può essere inoltrata sia dalle donne che dagli uomini) basta avere un’età compresa tra i 16 e i 65 anni. Il versamento può essere effettuato con importo libero, ma la quota minima per maturare un mese di contributi è di 25,82€.

 

L’iscrizione al Fondo Casalinghe e Casalinghi è possibile qualora il richiedente:

  • Non sia un dipendente o un lavoratore autonomo iscritto a un altro ente o a una cassa previdenziale, o un lavoratore part time in grado di maturare una pensione minima.
  • Non sia titolare di una pensione diretta.

 

La domanda per la pensione minima per le casalinghe si effettua online sul sito dell’Inps ed è accolta automaticamente. L’iscrizione al Fondo è attiva dal primo giorno in cui si presenta la domanda e rimane valida anche se non si fanno versamenti.

 

È bene specificare che per poter richiedere il Fondo Casalinghe e Casalinghi è obbligatorio iscriversi all’INAIL.

Pensione minima senza contributi

Per chi si trova in condizioni economiche piuttosto difficili, è prevista una prestazione economica che dal primo gennaio del 1996 ha sostituito la pensione sociale. Si tratta dell’assegno sociale, dedicato ai cittadini italiani e stranieri che non hanno versato contributi all’Inps e con redditi inferiori rispetto alle soglie previste ogni anno dalla legge.

 

L’assegno sociale è rivolto:

  • Ai cittadini italiani.
  • Ai cittadini comunitari iscritti all'anagrafe del comune di residenza.
  • Ai cittadini extracomunitari familiari di un cittadino comunitario.
  • Ai cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno UE di lungo periodo.
  • Ai cittadini stranieri o apolidi titolari dello status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria.

 

Per richiedere l’assegno sociale 2023 è necessario avere i seguenti requisiti:

  • 67 anni d’età.
  • Stato di bisogno economico.
  • Cittadinanza italiana e situazioni equiparate.
  • Residenza effettiva in Italia.
  • Requisito dei 10 anni di soggiorno legale e continuativo in Italia.

I cittadini comunitari devono inoltre essere iscritti all'anagrafe del comune di residenza, mentre i cittadini extracomunitari devono essere titolari del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.

Pensione di cittadinanza

La pensione di cittadinanza è la versione del reddito di cittadinanza dedicata a chi ha compiuto 67 anni di età e non possiede un ISEE (relativo al nucleo familiare) superiore alle soglie stabilite ogni anno dalla legge. L’importo della pensione di cittadinanza può arrivare a un massimo di 780€ al mese a persona.

 

Per il 2023 la revisione realizzata dalla Manovra di Governo ha mantenuto i requisiti per questa tipologia di pensione, definendo però la sua scadenza al 31 dicembre 2023, dal momento che nel prossimo anno è prevista l’abolizione del reddito di cittadinanza (e, di conseguenza, anche di questo strumento pensionistico).

Assegno ordinario di invalidità

Per le persone con capacità lavorativa ridotta è previsto un assegno ordinario di invalidità, una prestazione economica erogata a domanda ai lavoratori dipendenti, autonomi o iscritti alla gestione separata. Questo assegno decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda ed è in favore di chi ha una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di un’infermità fisica o mentale, che abbia maturato 5 anni di contribuzione e assicurazione (di cui 3 anni nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda).

 

L’assegno ha una validità triennale, può essere rinnovato su richiesta dei soggetti interessati e il suo importo viene determinato ogni anno sulla base dell’indice dei prezzi al consumo.

 

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