È sempre più importante integrare la propria pensione con un fondo pensionistico, ma quando si sta per aprirne uno la domanda sorge spontanea: quanto devo versare ogni mese?

Come funzionano le pensioni integrative

Quando si pensa al proprio futuro, la pensione è sicuramente un tema importante sul quale riflettere: sarà sufficiente a garantire un adeguato stile di vita? Stando alle stime odierne, i dipendenti che si ritireranno dal lavoro al termine di questo decennio riceveranno un assegno corrispondente al 55-65% della propria retribuzione. La percentuale cala fino al 35% per i lavoratori autonomi. Ecco perché integrare la pensione con un investimento a lungo termine, come un fondo pensionistico, è ormai una priorità per molti.

 

La prima cosa da fare per ottenere una pensione integrativa è scegliere il fondo pensionistico. L’adesione è consentita a tutti i lavoratori dipendenti o liberi professionisti, ai soggetti senza reddito a carico e a tutti i percettori di redditi diversi da lavoro a cui manchi almeno un anno al trattamento pensionistico di vecchiaia.

 

I lavoratori dipendenti del settore privato possono attivare il versamento del TFR in modo che il risparmio della pensione integrativa venga alimentato dal datore di lavoro senza dover intaccare il proprio reddito. Oltre al TFR è possibile versare anche contributi personali e beneficiare dei vantaggi fiscali, proprio come nel caso di un lavoratore con Partita Iva in regime ordinario.

 

In entrambi i casi, al momento dell’adesione a un fondo di previdenza integrativa è necessario valutare il livello di rischio e gli anni mancanti alla pensione per poter definire l’importo del proprio versamento e la tipologia di fondo a cui aderire.

 

Una volta raggiunta l’età della pensione, con almeno 5 anni di iscrizione all’attivo, si può richiedere di trasformare la posizione individuale in pensione integrativa, quindi in rendita.

 

Con la sottoscrizione del fondo pensionistico si apre una posizione individuale che viene alimentata dalle somme versate nel corso degli anni e dai rendimenti maturati. Ma di quanto deve essere il versamento?

 

Nel corso del tempo, la capacità di contribuzione di una persona può variare e proprio per questo la somma da versare mensilmente alla propria previdenza complementare è flessibile: è possibile modificare l’importo, sospendere i pagamenti e riprenderli a seconda delle proprie esigenze.

Contributi al fondo pensione: sono sempre uguali?

Come già anticipato, le quote dei versamenti e la frequenza di questi sono flessibili e seguono le possibilità economiche e le esigenze di ogni aderente al fondo pensione. In particolare, questa flessibilità riguarda:

  • la scelta dell’importo da versare, che deve essere in linea con le possibilità di risparmio della persona;
  • la frequenza dei versamenti. In particolare, è possibile fare versamenti mensili, trimestrali, semestrali, annuali e anche una tantum;
  • la scelta di modifica o sospensione della contribuzione.

Quanto versare al mese per avere una pensione uguale allo stipendio

Ipotizzando uno stipendio medio di 1.800 euro per un lavoratore a fine carriera, proviamo a vedere di quanto deve essere il versamento mensile per poter ottenere una pensione complessiva dello stesso importo per risparmiatori di 25, 35 e 45 anni. Ricordiamo che la pensione complessiva è quella data dalla somma della pensione pubblica più quella complementare e che le somme cambiano a seconda della tipologia di lavoratore:

  • un lavoratore dipendente dovrà investire tra i 211€ e gli 800€ al mese. Importo che varia a seconda dell’età in cui si inizia a investire; infatti, prima si inizia a risparmiare più bassa sarà la quota da investire nel proprio fondo pensione.
  • un lavoratore autonomo dovrà investire tra 181€ e 660€, ma con 3 anni di lavoro in più perché per questa tipologia di lavoratori è più difficile raggiungere la quota contributiva che consente di andare in pensione in anticipo a 64 anni. Anche qui, più si è giovani e meno alta sarà la somma da versare mensilmente.

Un altro fattore che incide sulla quota mensile è l’età dell’aderente al fondo pensione: prima si inizia e più anni si avranno per incrementare il montante contributivo.

 

In questo modo, tra previdenza complementare e pensione è possibile mantenere il proprio stile di vita e assicurarsi una vecchiaia in tranquillità.

Versamenti fondo pensione e deducibilità fiscale

I versamenti che vengono fatti al proprio fondo pensionistico sono deducibili fiscalmente dal reddito IRPEF fino a un massimo di 5.164,57 euro per anno, con la conseguente riduzione delle imposte IRPEF. Questo beneficio varia a seconda dello scaglione di reddito di riferimento dell’aderente alla previdenza complementare.

 

Per chi, invece, può versare più del valore limite di deducibilità annuale, il risparmio fiscale delle somme eccedenti segue un secondo beneficio: non viene tassato al momento della percezione della pensione. Questo significa che tutte le somme versate negli anni oltre i 5.164,57 euro si cumuleranno senza rientrare nella base imponibile per il calcolo della pensione integrativa.

 

Questi contributi eccedenti e non dedotti vanno comunicati al proprio fondo pensione entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello di riferimento dei versamenti compilando “La comunicazione dei contributi non dedotti”.

Scaglioni IRPEF e fondi pensione

Le prestazioni previdenziali, dirette e indirette, eccetto le prestazioni assistenziali seguono una tassazione basata su scaglioni IRPEF. In Italia, a seguito della Riforma IRPEF del 2022, abbiamo 4 fasce di reddito:

  • 23% per redditi da 0 euro a 15.000,00 euro;
  • 25% da 15.00,01 euro a 28.000,00 euro;
  • 35% da 28.000,01 euro a 50.000,00 euro;
  • 43% da 50.000,01 euro in poi.

Quindi, a seconda del reddito lordo percepito, le somme accumulate nel proprio fondo integrativo verranno dedotte secondo percentuali differenti. La deduzione fiscale dei contributi a carico del lavoratore e dell’azienda avviene per i dipendenti ogni mese direttamente in busta paga. I versamenti volontari e quelli in favore di un familiare a carico vengono, invece, portati in dichiarazione dei redditi.

FAQs

Quanto versare ogni mese per 500 euro di pensione?
I contributi da versare per un assegno integrativo di 500€ variano con l’età e il profilo di rischio dell’investitore e oscillano dai 200€ agli 800€.

 

La pensione integrativa conviene?

La pensione integrativa permette di ottenere una rendita in grado di mantenere il proprio stile di vita nel tempo e prima si inizia più sarà conveniente.

 

I versamenti delle pensioni integrative sono costanti?
I versamenti delle pensioni integrative sono flessibili: è possibile scegliere importo e frequenza sulla base delle proprie necessità.