La pensione rappresenta per tutti il raggiungimento di un traguardo molto importante. È una fase molto delicata nella vita di una persona, che da un giorno all’altro si ritrova con tanto tempo libero e delle giornate intere da riorganizzare. Si tratta di argomento molto discusso, soprattutto nell’ultimo periodo, dopo le modifiche apportate dal nuovo Governo. Cosa è cambiato? A quanti anni si va in pensione? Esistono delle differenze di età pensionabile tra uomini e donne? E quali sono i requisiti per il pensionamento? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Indice

Quali sono i requisiti per andare in pensione?

In attesa di una riforma strutturata del sistema previdenziale italiano, prevista molto probabilmente nel 2024, il Governo Meloni ha apportato delle piccole modifiche ad alcune quote previdenziali  . Ciò che resta invariata è l’età pensionabile: per andare in pensione nel 2023 bisogna avere 67 anni d’età e un requisito contributivo di 20 anni. Queste condizioni valgono sia per gli uomini che per le donne.

 

Ciò che è importante ricordare è che i parametri dell’età pensionabile non sono mai fissi, ma cambiano in base alle aspettative di vita: nel caso in cui l’Istat dovesse certificare un allungamento della vita media degli italiani, l’età pensionabile aumenta. Per cercare di ridurre l’impatto di questa riforma, collegata alla “speranza di vita” che fa riferimento all’età media di sopravvivenza dei cittadini, sono state introdotte delle agevolazioni, come il riconoscimento delle attività usuranti, l’APE sociale, Opzione donna e “Quota 103”, introdotta in via sperimentale per tutto il 2023 dal nuovo Governo.

Qual è l’età della pensione di vecchiaia?

Prima della riforma delle pensioni Fornero (articolo 24 del decreto legge 201 del 2011), il pensionamento di vecchiaia era previsto a 65 anni di età, mentre la pensione anticipata era fissata a 61 anni di età e 35 di contributi (oppure 60 anni e 36 di contributi) per i lavoratori dipendenti, e a 61 anni di età e 36 di contributi (oppure 62 anni e 35 di contributi) per i lavoratori autonomi. A seguito però della manovra “Salva Italia” del Governo Monti, varata per ridurre il deficit economico che aveva colpito il nostro Paese, è stato necessario intervenire sulla sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico.

 

Da quel momento, come abbiamo già anticipato nel primo paragrafo, la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni di età e 20 anni di contributi.

 

Per i lavoratori iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) in possesso di anzianità contributiva dal 01/01/96, il diritto alla pensione di vecchiaia si ottiene invece con 67 anni di età, 20 anni di contributi e importo pensionistico non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale, oppure con 71 anni di età e 5 anni di contributi effettivi a prescindere dall’importo della pensione.

 

Esistono però altri requisiti per andare in pensione e sono tutti consultabili nel dossier dell’Inps all’interno della sezione del sito “Criteri generali per la pensione”. Vediamoli insieme.

Pensione di vecchiaia in deroga al requisito contributivo

È possibile andare in pensione con 67 anni d’età e 15 anni di contributi in una delle seguenti condizioni:

  • 15 anni di contributi al 1992 (sia per i dipendenti che per gli autonomi).
  • Se si è in possesso di autorizzazione al versamento volontario dei contributi in data anteriore al 31/12/1992 (solo per i dipendenti privati).
  • 25 anni di assicurazione con almeno 10 anni   di contribuzione con meno di 52 settimane all'anno (solo per i dipendenti privati).

Pensione di vecchiaia in deroga al requisito anagrafico

La pensione può essere conseguita dai dipendenti privati con invalidità non inferiore all’80% con:

  • 61 anni di età e 20 anni di contributi per gli uomini.
  • 56 anni di età e 20 anni di contributi per le donne.

 

Questa pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dell'ultimo requisito.

Pensione di vecchiaia per i non vedenti

Questa pensione spetta ai non vedenti dalla nascita, a chi è diventato non vedente prima del rapporto di lavoro e a chi è diventato non vedente dopo l’inizio del rapporto di lavoro con 10 anni di contributi versati. I requisiti sono:

  • 56 anni di età per gli uomini e 51 anni di età per le donne con 10 anni di contributi (per i dipendenti del settore privato). La pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito.
  • 61 anni di età per gli uomini e 56 anni di età per le donne con 10 anni di contributi (per i lavoratori autonomi). La pensione decorre dopo 18 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito.

Pensione di vecchiaia per i non vedenti senza requisiti

Per i non vedenti che non sono in possesso dei requisiti appena visti, è possibile ottenere la pensione di vecchiaia con:

  • 61 anni di età per gli uomini e 56 anni di età per le donne con 15 anni di contributi (per i dipendenti del settore privato). La pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito.
  • 66 anni di età per gli uomini e 61 anni di età per le donne con 15 anni di contributi (per i lavoratori autonomi). La pensione decorre dopo 18 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito

Pensione di vecchiaia per i non vedenti iscritti alle gestioni esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria

I dipendenti non vedenti dei Ministeri, con iscrizione alla Cassa dello Stato, possono ottenere la pensione a 66 anni di età e 15 anni di contributi. Gli altri, invece  , in relazione ai regolamenti organici dell’amministrazione di appartenenza, possono andare in pensione a 66 o a 61 anni con 15 anni di contributi.

 

In questo caso la pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dell’ultimo requisito.

Pensione di vecchiaia per i lavoratori addetti ad attività gravose o particolarmente faticose e pesanti

È possibile ottenere questa pensione con 66 anni e 7 mesi di età e almeno 30 anni di contributi, a condizione che l’importo della pensione non sia inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

 

Per questi lavoratori il requisito anagrafico e quello della quota devono essere adeguati agli incrementi della speranza di vita solo a decorrere dal primo gennaio 2027.

A quanti anni va in pensione un uomo?

Abbiamo visto solo alcuni scenari che riguardano l’età pensionabile degli uomini. In base a quanto stabilito dalla riforma Fornero, è possibile ottenere la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva e senza requisiti di età. Inoltre, per i lavoratori in possesso di requisiti di anzianità contributiva dal 01/01/96 è possibile richiedere la pensione anticipata al compimento dei 64 anni di età, con almeno 20 anni di contributi e un importo della pensione non inferiore a 2,8 volte quello dell’assegno sociale.

 

Ma non è tutto. Esistono infatti altri sistemi di pensionamento anticipato attivi:

  • Quota 103: un’agevolazione sperimentale che prevede la possibilità di accedere alla pensione anticipata al raggiungimento di almeno 62 anni d’età e di un’anzianità contributiva minima di 41 anni. Questo trattamento non è cumulabile con altri redditi da lavoro dipendente o autonomo, a eccezione dei redditi da lavoro occasionale (nel limite di 5000€ lordi annui).
  • APE Sociale: per i lavoratori in specifiche condizioni (dipendenti in stato di disoccupazione che hanno esaurito il trattamento di NASpI, rientranti in una delle mansioni gravose, invalidi civili al 74% e caregiver) con almeno 63 anni d’età e senza pensione diretta.
  • Pensione anticipata per i lavoratori precoci: per le persone che hanno iniziato a lavorare prima di aver compiuto 19 anni, con 41 anni di contributi e con le stesse specifiche condizioni dell’APE Sociale.

A quanti anni va in pensione una donna?

Lo stesso discorso visto per gli uomini vale   anche per le donne, che possono ottenere la pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva, sempre senza requisiti d’età.

 

Oltre ai sistemi di pensionamento anticipato già visti nel paragrafo precedente, le donne possono usufruire anche di un’altra agevolazione: Opzione donna.

 

Con la nuova Legge di Bilancio 2023, potranno avvalersi di Opzione donna tutte le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato 35 anni di contributi e 60 anni di età, ridotti di un anno per ogni figlio (nel limite massimo di due anni). 

 

Per beneficiare dell’opzione, però, è necessario anche:

  • Appartenere alla categoria delle caregivers.
  • Avere una riduzione delle capacità lavorative superiore o uguale al 74%.
  • Essere lavoratrici licenziate.
  • Essere dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi.

 

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